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Effetti psicologici di azioni non etiche (seconda parte)



Nel precedente articolo vi ho parlato di irresponsabilità' ma vi sono altri 3 effetti psicologici relativi ad azioni non etiche.

Procrastinazione

Supponiamo che io abbia in scadenza la consegna di un prodotto e non abbia preparato per tempo tutto l’occorrente.

Procrastino, cioè rimando la preparazione della consegna al giorno dopo e il giorno dopo a quello successivo e così via, continuando a rimandare senza combinare nulla!

Si avvicina il giorno della consegna del prodotto e il giorno prima mi sento a disagio.


La mia mente mi fornisce giustificazioni: “Non ho tempo per queste cose”, “Cosa

pretendono da me, che abbia tutto questo tempo per loro?”, “Dovevano darmi più

tempo” eccetera.


Sono scuse che nascondono la verità: la colpa è mia che non ho saputo gestire il mio compito.

Quando non hai un comportamento etico, alteri la percezione delle cose,

modificando la verità a favore tuo!


Nella tua lista delle cose da fare, aggiungi quando le farai e impegnati al

massimo per rispettare quei tempi, anzi, per anticiparli, in modo da avere un

margine per gestire l’imprevisto.

Non darti scappatoie, imponiti di porre rimedio subito alle cose che non vanno.

Fa le cose ora!


Mistificazione


Mistificare significa alterare la realtà a tuo vantaggio per ottenere, agli occhi degli altri, un’immagine socialmente accettabile.


La mistificazione nasce principalmente dalla paura di essere criticato, dalla voglia di farsi belli agli occhi di tutti.


Per esempio, quando identifichi ed evidenzi i difetti degli altri per difendere la tua posizione, per liberarti dal senso di colpa nascondi a te stesso la tua azione non etica.


Con la critica demolisci gli altri per nascondere a te stesso il fatto che stai compiendo una cattiva azione.


Ad esempio, quando un vigile ci fa la multa nel parcheggio perché ci è scaduto il

parchimetro o perché l’auto è fuori dalle righe, come reagiamo?

Molti di noi offendono quella persona che sta solo svolgendo il proprio lavoro. È lui

da criticare e offendere? O siamo noi nel torto per aver violato una norma del

codice stradale come non aver pagato il parcheggio o aver messo l’auto in divieto

di sosta?


L’esempio dimostra che spesso, quando critichiamo, anche aspramente, siamo noi i primi ad aver torto.

Il criticismo eccessivo dipende da azioni non etiche commesse in precedenza.

Siamo critici perché omettiamo di comunicare qualcosa che non ci sta bene e su cui dovremmo confrontarci subito, con qualcuno che conosciamo.


La sincerità è la capacità di andare fino in fondo, di srotolare tutta la matassa.

Quando vorresti attaccare o criticare qualcuno, sforzati di capire da dove nasce questo impulso: stai mistificando? Hai messo tu l’auto di traverso e te la stai prendendo col vigile oppure no?



Omissione/non comunicazione


A volte succede che, per non offendere nessuno e per quieto vivere, evitiamo di dire cose spiacevoli a qualcuno.


Il problema è che questa mancanza di confronto, questa omissione, non è che fa sparire il problema: lo fa accumulare.


Quindi un comportamento nato per evitare conflitti o problemi finisce per crearne uno ancora più grande: quando esplodi, difficilmente restano margini per “fare pace”.


Non comunicare fa male a te, che reprimi, e fa male alla persona che dovresti affrontare, perché non avrà da te spunti per migliorare la propria performance.

Il rimedio è molto semplice: per quanto possa essere spiacevole, applica la regola “Lo dico a te e te lo dico in faccia”.


Un piccolo chiarimento immediato mette al riparo da un grande litigio a medio termine.

 

Cesena




Il primo segreto del SUCCESSO è cominciare!



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